Le parole della sragione
Dalla follia romantica alla moderna psicopatologia nella letteratura tedesca
La follia dei poeti da Hölderlin a Nietzsche
A partire dalla Nave dei folli (1494), l’opera in versi dell’alsaziano Sebastian Brandt da cui prende le mosse La storia della follia nell’età classica di Michel Foucault (1963), la letteratura tedesca non ha mai cessato di coltivare un rapporto privilegiato con le più diverse forme della sragione che indagheremo in alcuni suoi momenti apicali.
L’Età dei lumi e poi il classicismo porranno le basi per affrontare il disordine mentale in modo scientifico e clinico, organizzandone anche i luoghi di contenimento e di segregazione a tutela dell’ordine razionale che doveva governare la vita dell’individuo come l’organizzazione sociale. Molti scrittori della generazione romantica saranno invece attratti nell’orbita della follia, centrale nel loro universo poetico e, spesso, anche nella loro personale esperienza di vita, dal disagio prodotto dai tanti meccanismi di coercizione che impedivano nel loro tempo l’armonioso dispiegarsi delle “anime belle”. Ne avvicineremo gli esempi più celebri: Friedrich Hölderlin, Heinrich von Kleist, E.T.A. Hoffmann, Georg Büchner per concludere con la testimonianza estrema di Friedrich Nietzsche.
Eva Banchelli ha insegnato Letteratura tedesca nelle università di Milano e Bergamo. Si è occupata nella sua attività di studiosa e di traduttrice di autori come Hermann Hesse, Alfred Döblin, Franz Hessel, Eduard von Keyserling, Peter Weiss, Günther Grass e.a. Dal 1989 ha scritto numerosi saggi dedicati alla letteratura tedesca dopo la riunificazione tedesca.