Di uomini e di fiori
Pagine di letteratura giapponese
Che cosa resta dell’antico Giappone nella letteratura del Novecento? E che legame può esserci tra la sensibilità di uno scrittore moderno e quella di chi, secoli fa, tracciava ideogrammi col pennello seduto su una terrazza della corte imperiale di Kyōto? Nel breve spazio di due incontri, attraverso letture, racconti, e curiosità, cercheremo di dare una risposta a queste e simili domande.
Inoue Yasushi
I racconti di una tormentata calma
Nel catalogo degli scrittori giapponesi più conosciuti nel nostro paese, il nome di Inoue Yasushi (1907-1991) ha occupato per anni un posto abbastanza marginale. Certi suoi racconti hanno cominciato a essere tradotti in italiano già verso la metà del secolo scorso, ma è solo in tempi piuttosto recenti che alcune tra le sue opere più significative hanno cominciato a imporsi all’attenzione di un più vasto pubblico italiano. Dalle loro pagine emerge un mondo a noi familiare, benché filtrato da una sensibilità tipicamente giapponese: un mosaico di figure presentate al lettore con infinita cura e tenerezza, in un groviglio di rapporti umani fatto in egual misura di bellezza e di desolazione. Dallo struggente affetto che pervade ogni pagina di Ricordi di mia madre – l’opera preferita del suo scrittore – alla spiazzante teatralità de Il fucile da caccia, i racconti di Inoue parlano a ciascuno di noi, in modo limpido e sognante, delle complessità dell’esistenza.
Federico Franchin è conferenziere e articolista. Dopo una breve carriera universitaria nell’ambito della musicologia ha iniziato ad appassionarsi alla filosofia e alla letteratura cinese e giapponese, di cui frequenta da anni, in traduzione, le opere principali. Collabora regolarmente con le riviste La tigre di carta e Storie sepolte, oltre che con l’Associazione Sinergie Culturali di San Donato Milanese.